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domenica 18 agosto 2013

Milano Forza Nuova a settembre vuole organizzare un raduno dei movimenti dell'ultra-destra europea

NEONAZISMO: PISAPIA, INACCETTABILE RADUNO A MILANO A SETTEMBRE 

Per Giuliano Pisapia e' "inaccettabile" che a Milano si tenga un raduno dei movimenti dell'ultra-destra europea, come quello che intende organizzare Forza Nuova a settembre. Come gia' avvenuto in passato, il sindaco di Milano si e' 
schierato contro questa ipotesi e ha annunciato che il Comune interverrà per impedire il raduno con "tutti gli strumenti a disposizione anche a livello legale" per "evitare che ci sia questo sfregio alla città". "Milano e' città
medaglia d'oro della Resistenza e chi fa apologia del nazismo e fascismo non può circolare nella nostra città, lo dice la Costituzione", ha aggiunto il primo cittadino del capoluogo lombardo, rispondendo ai giornalisti a margine 
della presentazione del nuovo servizio di car sharing attivo in città. 

 Emanuele Fiano,  responsabile sicurezza del Pd propone di rispondere con una iniziativa antifascista e non violenta al raduno  organizzato dai neo-nazisti a Milano a settembre. 

 "A settembre di nuovo le formazioni neofasciste 
e neonaziste antisemite e xenofobe di tutta Europa si daranno appuntamento a Milano per il Boreal Festival", si legge in una nota di Fiano. "Di nuovo Forza Nuova ha invitato i propri fratelli neofascisti, dall'Ungheria alla Croazia, dalla Spagna alla Svezia e dalla Norvegia fino al Belgio". "Inutile aggiungere commenti sulla terribile ideologia che guida questi gruppi conosciuti dalle polizie di tutta Europa - prosegue Fiano - questa volta faccio appello a tutti gli antifascisti italiani perche' negli stessi giorni del 12, 13 e 14 settembre si organizzi a Milano, una manifestazione pacifica e non violenta per ribadire 
i valori sacri della nostra Costituzione antifascista e l'impegno che abbiamo giurato sulle tombe dei padri della Repubblica per non lasciare che mai più le ideologie della discriminazione e del razzismo possano diffondersi 
nell'indifferenza". "Suggerisco, infine, alle forze dell'ordine e alla prefettura di Milano, di verificare per tempo l'identita' degli invitati al fine di prevedere la possibilità di dichiarare ospiti indesiderati nel nostro Paese quanti di questi invitati gia' nei loro Paesi di origine sono considerati attivisti pericolosi per la pacifica convivenza", conclude. 

sabato 17 agosto 2013

La politica dei beni comuni


Già nel I° secolo d. C. Giustiniano, nelle “Institutiones”, definiva come base fondamentale della comunità umana in quanto tale e della convivenza civile, il concetto: “res communes omnium, naturali iure, aer et aqua profluens et mare et, per hoc, litora maris”. Cioé i Beni Comuni erano indisponibili per la proprietà privata e l’arricchimento individuale ma componenti fisiche sacre del territorio nel quale quella comunità si trovava inserita. Ad ognuno di questi Beni la religiosità latina assegnava infatti la presenza di un dio ed il suo deterioramento era considerato un sacrilegio.
Diversa era la cultura a quei tempi e diverso il senso della comunità e della solidarietà; adesso purtroppo abbiamo abdicato del tutto al senso della comunità e l’individualismo ha preso il sopravvento, adesso è stato demandato alla tecnologia ed al mercato finanziario globale il governo di ogni cosa ed è stato messo al centro della convivenza sociale solo il dio Denaro che è origine di tante storture devastanti che non salvano neppure ciò che appartiene a tutti. Ogni valore è diventato monetizzabile e quindi è una rivoluzione morale che dobbiamo intraprendere prima di ogni altra azione.

Ultimamente le Associazioni ambientaliste e della Società Civile hanno posto il problema dei Beni Comuni proprio per porre un argine all’invadenza degli interessi privati, figli di una visione neoliberista della società, che di tutto si stavano impadronendo con la complicità di amministratori compiacenti e di parti politiche schierate a destra. E’ stato così che si sono poste le attenzioni alla protezione di quei Beni di tutti indisponibili al profitto privato, ed è stato così che si è deciso di intervenire con il solo strumento immediato che la Costituzione mette a disposizione del popolo sovrano: il Referendum abrogativo. Esemplare è stato il successo dei Referendum nel giugno 2011 contro l’energia nucleare e la privatizzazione dell’acqua, e su questo percorso tracciato con forza Azione Civile intende proseguire la sua strada mettendo ai primi posti il rispetto dell’Ambiente e del Paesaggio e l’intangibilità dei Beni Comuni come base per un riscatto economico e politico della società italiana; sapendo bene però che l’abrogazione non è sufficiente se poi non si interviene con leggi applicative e che le Leggi di Iniziativa Popolare non sono tutta la soluzione se non si è presenti in Parlamento per non abbandonarle allo stravolgimento o all’accantonamento parlamentare. 

 L'acqua pubblica sappiamo tutti che è un bene comune non disponibile, un bene naturale non privatizzabile, ma quello che le leggi del governo di centrodestra avevano concesso a soggetti privati era il servizio pubblico relativo alla gestione dell’acqua.
Per questi motivi il Forum nazionale dei Movimenti per l’Acqua Pubblica nel 2011 si costituì come Comitato referendario e pose due quesiti fondamentali che furono ammessi; si chiedeva che fossero abrogati gli articoli delle leggi presentate dal governo Berlusconi nel 2006 e nel 2008 relativi alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica ed alla determinazione delle tariffe del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Quindi si chiedeva di fermare la privatizzazione dell’acqua e di mettere fuori i profitti dalla gestione dell’acqua.
Il 12 e 13 giugno del 2011 i referendum hanno così portato la maggioranza schiacciante degli italiani e dei siciliani al voto ed all’abrogazione di quegli articoli di legge, tornando così ad essere – i cittadini tutti – lo strumento di democrazia diretta che la Costituzione garantisce.
Quindi tutte le operazioni di captazione, stoccaggio, potabilizzazione, distribuzione e successiva depurazione (con riciclo possibile dei reflui depurati) sono operazioni che attengono al Servizio Idrico Integrato e come tali da affidare ad Enti di Diritto Pubblico che non perseguono il profitto ma mettono in tariffa esclusivamente i costi di manutenzione e le operazioni indispensabili. Questo deve ancora essere tradotto in una legislazione puntuale in applicazione degli esiti referendari, e le parti politiche di destra hanno fatto di tutto finora per evitarlo. Azione Civile ha come primo fermo obiettivo proprio quello di far diventare operativa una legge in tal senso. Infatti questa legge tradurrebbe il volere di milioni di italiani e di siciliani che si sono espressi, ed è già stata presentata come Legge di Iniziativa Popolare in Cassazione, per il Parlamento nazionale, ed all’Assemblea Regionale Siciliana nella passata legislatura.
A questo punto Azione Civile deve richiamare l’attenzione su quello che sta avvenendo in atto nel Parlamento siciliano in merito alla ripubblicizzazione dell’acqua. Bisogna dire infatti che la Legge di Iniziativa Popolare e Consiliare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque. Adeguamento della disciplina del servizio idrico alle risultanze del referendum popolare del 12 – 13 giugno 2011″ è stata presentata con 35.000 firme di cittadini elettori (ne sarebbero state sufficienti 10.000) ed approvata da 135 Consigli Comunali (ne sarebbero stati sufficienti 40) nella trascorsa legislatura e ripresentata in questa. Dopo i previsti sei mesi di elaborazione in Commissione il Governo regionale ha presentato una sua legge, scalzandola, che lascerebbe spiragli aperti ad una gestione di soggetti privati. E’ per questi motivi che Azione Civile sta seguendo l’iter parlamentare con grande attenzione e presenza affinché sia rispettata e non tradita la volontà popolare.

Anche la nostra Costituzione in toto è un bene comune e non un puro atto di diritto positivo imposto da un legislatore: nasce da un processo storico, è memoria e progetto e, come tale, definisce l’identità di un popolo, di una comunità politica organizzata in Stato.
La Costituzione porta dentro di sé la memoria di più di 100 anni di storia italiana, nel bene e nel male. Contempla le ferite del fascismo, il suo ripudio attraverso la lotta di liberazione e realizza le garanzie perché il fascismo non possa riaffermarsi, attraverso una tecnica di equilibrio dei poteri dello Stato che impedisce, se applicata nel giusto modo, ogni forma di dittatura.

La Costituzione italiana è stata forgiata nelle stragi e nella resistenza dei partigiani durante la seconda guerra mondiale e porta l’impronta di uno spirito universale, infatti ripudia la guerra (art. 11),  riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo (art. 2).
Mettere mano alla Costituzione non è mai un’azione banale, vuol dire mettere mano alla storia, interrogarci sulla nostra storia, sulle conquiste di cultura e civiltà giuridica faticosamente raggiunte, sui successi, sui fallimenti, sui pericoli che sono all’orizzonte. La Costituzione può essere riformata per adeguarla ai tempi, ma non si possono tollerare revisioni radicali che ne snaturino l’impianto.
I beni pubblici repubblicani che i nostri padri costituenti hanno attribuito al popolo italiano, inerenti la garanzia dei diritti fondamentali e la qualità della democrazia, costituiscono un patrimonio che non può e non deve essere smantellato!
La difesa della Costituzione come bene comune  e della repubblica parlamentare, lì disegnata dai padri costituenti, sta unendo ciò che la Sinistra ha sempre diviso e frammentato. e come afferma Antonio Ingroia < E’ un’occasione storica e unica per mettere insieme un popolo. Il popolo dei referendum e della Costituzione. Un popolo che è maggioranza nel Paese, che alle ultime elezioni in parte ha votato PD ma anche M5S, SEL ma anche Rivoluzione Civile, o semplicemente si è astenuto. Un popolo che, a causa di queste divisioni, sta tornando deluso nel partito dell’astensionismo, sempre più destinato a divenire di maggioranza relativa. Un popolo che ha invece voglia di stare insieme. Che ha voglia di partecipare per cambiare il Paese. Per attuare la Costituzione nei suoi principi e valori promozionali. Per un’Italia davvero solidale, eguale, giusta, che restituisce forza ai diritti. A cominciare dai diritti dei lavoratori e del diritto al lavoro di tutti. Il diritto alla felicità sociale. Contro chi ha paura di questa Costituzione e del popolo dei partigiani della Costituzione.>