Già nel I° secolo d. C. Giustiniano, nelle “Institutiones”, definiva
come base fondamentale della comunità umana in quanto tale e della
convivenza civile, il concetto: “res communes omnium, naturali iure, aer
et aqua profluens et mare et, per hoc, litora maris”. Cioé i Beni
Comuni erano indisponibili per la proprietà privata e l’arricchimento
individuale ma componenti fisiche sacre del territorio nel quale quella
comunità si trovava inserita. Ad ognuno di questi Beni la religiosità
latina assegnava infatti la presenza di un dio ed il suo deterioramento
era considerato un sacrilegio.
Diversa era la cultura a quei tempi e diverso il senso della comunità e
della solidarietà; adesso purtroppo abbiamo abdicato del tutto al senso
della comunità e l’individualismo ha preso il sopravvento, adesso è
stato demandato alla tecnologia ed al mercato finanziario globale il
governo di ogni cosa ed è stato messo al centro della convivenza sociale
solo il dio Denaro che è origine di tante storture devastanti che non
salvano neppure ciò che appartiene a tutti. Ogni valore è diventato
monetizzabile e quindi è una rivoluzione morale che dobbiamo
intraprendere prima di ogni altra azione.
Ultimamente le Associazioni ambientaliste e della Società
Civile hanno posto il problema dei Beni Comuni proprio per porre un
argine all’invadenza degli interessi privati, figli di una visione
neoliberista della società, che di tutto si stavano impadronendo con la
complicità di amministratori compiacenti e di parti politiche schierate a
destra. E’ stato così che si sono poste le attenzioni alla protezione
di quei Beni di tutti indisponibili al profitto privato, ed è stato così
che si è deciso di intervenire con il solo strumento immediato che la
Costituzione mette a disposizione del popolo sovrano: il Referendum
abrogativo. Esemplare è stato il successo dei Referendum nel giugno 2011
contro l’energia nucleare e la privatizzazione dell’acqua, e su questo
percorso tracciato con forza Azione Civile intende proseguire la sua
strada mettendo ai primi posti il rispetto dell’Ambiente e del Paesaggio
e l’intangibilità dei Beni Comuni come base per un riscatto economico e
politico della società italiana; sapendo bene però che l’abrogazione
non è sufficiente se poi non si interviene con leggi applicative e che
le Leggi di Iniziativa Popolare non sono tutta la soluzione se non si è
presenti in Parlamento per non abbandonarle allo stravolgimento o
all’accantonamento parlamentare.
L'acqua pubblica sappiamo tutti che è un bene comune non disponibile, un
bene naturale non privatizzabile, ma quello che le leggi del governo di
centrodestra avevano concesso a soggetti privati era il servizio
pubblico relativo alla gestione dell’acqua.
Per questi motivi il Forum nazionale dei Movimenti per l’Acqua Pubblica
nel 2011 si costituì come Comitato referendario e pose due quesiti
fondamentali che furono ammessi; si chiedeva che fossero abrogati gli
articoli delle leggi presentate dal governo Berlusconi nel 2006 e nel
2008 relativi alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza
economica ed alla determinazione delle tariffe del servizio idrico
integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito.
Quindi si chiedeva di fermare la privatizzazione dell’acqua e di mettere
fuori i profitti dalla gestione dell’acqua.
Il 12 e 13 giugno del 2011 i referendum hanno così portato la
maggioranza schiacciante degli italiani e dei siciliani al voto ed
all’abrogazione di quegli articoli di legge, tornando così ad essere – i
cittadini tutti – lo strumento di democrazia diretta che la
Costituzione garantisce.
Quindi tutte le operazioni di captazione, stoccaggio, potabilizzazione,
distribuzione e successiva depurazione (con riciclo possibile dei reflui
depurati) sono operazioni che attengono al Servizio Idrico Integrato e
come tali da affidare ad Enti di Diritto Pubblico che non perseguono il
profitto ma mettono in tariffa esclusivamente i costi di manutenzione e
le operazioni indispensabili. Questo deve ancora essere tradotto in una
legislazione puntuale in applicazione degli esiti referendari, e le
parti politiche di destra hanno fatto di tutto finora per evitarlo.
Azione Civile ha come primo fermo obiettivo proprio quello di far
diventare operativa una legge in tal senso. Infatti questa legge
tradurrebbe il volere di milioni di italiani e di siciliani che si sono
espressi, ed è già stata presentata come Legge di Iniziativa Popolare in
Cassazione, per il Parlamento nazionale, ed all’Assemblea Regionale
Siciliana nella passata legislatura.
A questo punto Azione Civile deve richiamare l’attenzione su quello che
sta avvenendo in atto nel Parlamento siciliano in merito alla
ripubblicizzazione dell’acqua. Bisogna dire infatti che la Legge di
Iniziativa Popolare e Consiliare “Principi per la tutela, il governo e
la gestione pubblica delle acque. Adeguamento della disciplina del
servizio idrico alle risultanze del referendum popolare del 12 – 13
giugno 2011″ è stata presentata con 35.000 firme di cittadini elettori
(ne sarebbero state sufficienti 10.000) ed approvata da 135 Consigli
Comunali (ne sarebbero stati sufficienti 40) nella trascorsa legislatura
e ripresentata in questa. Dopo i previsti sei mesi di elaborazione in
Commissione il Governo regionale ha presentato una sua legge,
scalzandola, che lascerebbe spiragli aperti ad una gestione di soggetti
privati. E’ per questi motivi che Azione Civile sta seguendo l’iter
parlamentare con grande attenzione e presenza affinché sia rispettata e
non tradita la volontà popolare.
Anche la nostra
Costituzione in toto è un bene comune e non un puro atto di diritto positivo
imposto da un legislatore: nasce da un processo storico, è memoria e
progetto e, come tale, definisce l’identità di un popolo, di una
comunità politica organizzata in Stato.
La Costituzione
porta dentro di sé la memoria di più di 100 anni di storia italiana,
nel bene e nel male. Contempla le ferite del fascismo, il suo ripudio
attraverso la lotta di liberazione e realizza le garanzie perché il
fascismo non possa riaffermarsi, attraverso una tecnica di equilibrio
dei poteri dello Stato che impedisce, se applicata nel giusto modo, ogni
forma di dittatura.
La Costituzione italiana è stata forgiata nelle stragi e nella
resistenza dei partigiani durante la seconda guerra mondiale e porta
l’impronta di uno spirito universale, infatti ripudia la guerra (art.
11), riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo (art. 2).
Mettere mano alla Costituzione non è mai un’azione banale, vuol dire
mettere mano alla storia, interrogarci sulla nostra storia, sulle
conquiste di cultura e civiltà giuridica faticosamente raggiunte, sui
successi, sui fallimenti, sui pericoli che sono all’orizzonte. La
Costituzione può essere riformata per adeguarla ai tempi, ma non si
possono tollerare revisioni radicali che ne snaturino l’impianto.
I beni pubblici repubblicani che i nostri padri costituenti hanno
attribuito al popolo italiano, inerenti la garanzia dei diritti
fondamentali e la qualità della democrazia, costituiscono un patrimonio
che non può e non deve essere smantellato! La difesa della Costituzione come bene comune e della
repubblica parlamentare, lì disegnata dai padri costituenti, sta unendo
ciò che la Sinistra ha sempre diviso e frammentato. e come afferma Antonio Ingroia < E’ un’occasione storica e unica per mettere insieme un popolo. Il popolo
dei referendum e della Costituzione. Un popolo che è maggioranza nel
Paese, che alle ultime elezioni in parte ha votato PD ma anche M5S, SEL
ma anche Rivoluzione Civile, o semplicemente si è astenuto. Un popolo
che, a causa di queste divisioni, sta tornando deluso nel partito
dell’astensionismo, sempre più destinato a divenire di maggioranza
relativa. Un popolo che ha invece voglia di stare insieme. Che ha voglia
di partecipare per cambiare il Paese. Per attuare la Costituzione nei
suoi principi e valori promozionali. Per un’Italia davvero solidale,
eguale, giusta, che restituisce forza ai diritti. A cominciare dai
diritti dei lavoratori e del diritto al lavoro di tutti. Il diritto alla
felicità sociale. Contro chi ha paura di questa Costituzione e del
popolo dei partigiani della Costituzione.>