Sono Antonio Ingroia, ho 53 anni, sono siciliano e partigiano della Costituzione.
Sono entrato in magistratura a 28 anni al fianco di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: è stato proprio lui a volermi con sé alla procura di Marsala che era andato a dirigere dopo il maxi-processo.
Nel 1992 sono diventato sostituto procuratore a Palermo nel pool coordinato da Giancarlo Caselli. Ho condotto alcuni dei processi più controversi degli ultimi anni, cercando di fare luce sui rapporti fra criminalità organizzata, politica ed economia. Nel tentativo di riuscire ad entrare nella stanza della verità sulle stragi mafiose e sulla trattativa stato-mafia, ho seguito le indagini e il processo al funzionario dei servizi segreti Bruno Contrada. Ho rappresentato la pubblica accusa nel processo contro il senatore Pdl Marcello Dell’Utri. Nel corso delle indagini preliminari per quel procedimento, ho indagato anche su Silvio Berlusconi e i suoi rapporti con la famiglia mafiosa dei Graviano: la sua posizione è stata poi archiviata.
Sono sempre mie le indagini sull’omicidio di Mauro Rostagno e sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro.
Nel 2009 sono diventato procuratore aggiunto e coordinatore della Procura distrettuale antimafia, per conto della quale ho coordinato l’ultima inchiesta sulla trattativa Stato-mafia.
Il 17 aprile 2011 ho ricevuto con grande gioia dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia il premio speciale dedicato alla memoria dell’antifascista Renato Benedetto Fabrizi.
Subito dopo la conclusione delle indagini sulla trattativa ho accettato l’incarico, propostomi dall’Onu, di dirigere l’unità investigativa specializzata nella lotta al narcotraffico in Guatemala.
A dicembre 2012 sono tornato in Italia per dare il mio contributo al Paese. Nel nostro paese c’è molto da fare non solo a livello giudiziario, ma soprattutto a livello politico-istituzionale. Il nodo della lotta alle mafie è sempre politico. Lo diceva Paolo Borsellino.